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Un altro dei parametri più diffusi per analizzare il processo produttivo di un'azienda sotto il profilo sia quantitativo sia qualitativo è il valore aggiunto, che rappresenta l'incremento di valore che l'attività della società apporta attraverso i propri fattori produttivi, ossia i capitali, il lavoro e la gestione imprenditoriale a quello di beni e servizi, propri o acquisiti dall'esterno, nel momento della loro diffusione sul mercato1.
Sotto questo profilo i risultati del comparto nel 2012 sono valutabili in valori assoluti come migliori rispetto a quelli dell'anno precedente (tavola 8), grazie anche a un maggior apporto complessivo del 4,27%, tuttavia è scesa la quota "estratta" dal volume complessivo della produzione, in forza di una situazione congiunturale che ha reso più difficoltosa l'operatività delle imprese.
In base ai dati relativi alle quattro aree di business emerge tuttavia che i progressi sono arrivati principalmente dal segmento della produzione (tavola 9), con un apporto di nuovo salito sopra il 50% (57,37%) rispetto al totale del comparto. Sul piano gestionale si conferma viceversa la crescente capacità delle società di distribuzione di "creare" valore, con una quota d'incidenza sul fatturato corrispondente al 54,95%, mentre per il terzo anno consecutivo è scesa quella dell'esercizio, che denuncia il livello più basso (30,26%) di tutti i segmenti.
Questi due trend sembrano avvalorati dal quadrante applicato alle fasce dimensionali, dal momento che nella classe da 50 a 249 addetti viene individuata la maggiore presenza delle principali case di distribuzione, così come a quella da 20 a 49 unità viene accreditata l'appartenenza di una larga parte delle aziende di proiezione (tavola 10).
Contestualmente all'ulteriore restringimento a soli 6 soggetti, il novero delle grandi società con oltre 250 dipendenti ha rinnovato il processo già iniziato nel 2010 in coincidenza con la prima drastica contrazione da 17 a 8 di profonda ristrutturazione dei propri assetti, con quote di valore aggiunto per impresa e per addetto di notevole entità.
1Il valore aggiunto aziendale è ottenuto sottraendo l'ammontare dei costi per acquisti dal totale dei ricavi. I primi comprendono i cosiddetti acquisti di beni o servizi per godimento terzi, ossia i consumi netti per acquisti di materie prime e per prestazioni di servizi e lavorazioni esterne, oltre ai diversi oneri collegati alla loro gestione. I secondi contengono il valore del fatturato lordo, le variazioni delle giacenze di prodotti finiti, semilavorati o in corso di lavorazione, gli incrementi delle immobilizzazioni per lavori o produzioni interni e i ricavi accessori di gestione (collegati alle eventuali prestazioni lavorazioni o servizi effettuate per conto terzi). Nell'elaborazione dei conti economici nazionali il calcolo del PIL, il prodotto interno lordo, ossia il valore delle attività economiche svolte nel Paese in un anno, avviene sulla base di tre elementi essenziali la produzione di tutte le imprese, la spesa delle famiglie, le spese della pubblica amministrazione e il primo dei tre dati è ottenuto sommando proprio il valore aggiunto di tutte le aziende nazionali.